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Trento, 3 marzo 2015
VIOTE: storia di un degrado,
dal Centro di Ecologia Alpina al resort di lusso

Intervento di Lucia Coppola, consigliere comunale Verde a Trento
al Convegno organizzato dai Verdi del Trentino e dalla LIPU
a Trento, martedì 3 marzo 2015

In premessa qualche considerazione sulla particolarità di questa preziosa e bellissima montagna.

Una montagna, un luogo del nostro Trentino che è un unicum per le peculiarità che la caratterizzano, la definiscono e la differenziano in modo sostanziale da altri paesaggi: vallate, monti, altipiani  dove troviamo un susseguirsi di paesi ognuno con la propria identità, storia, attività produttive, scuole, luoghi della socialità, abitati stabilmente.

IL Bondone è diverso, o non lo si considera abbastanza o lo si ama moltissimo e ci si strugge quando lo si vede ignorato, svalutato, a volte sfregiato. Una spina nel fianco non solo di ambientalisti ma anche delle categorie economiche, dei singoli cittadini. Ho sempre pensato che il Bondone fosse una montagna incompresa pur nella sua innegabile bellezza, nei panorami mozzafiato e nelle sue infinite possibilità.

Da molto tempo lo si vive quasi come un problema, un quesito irrisolto, ancora indefinito, qualcosa di cui ci si ricorda a sprazzi, sottovalutandone le potenzialità. E attribuendogli missioni impossibili quasi per poter dire, quando falliscono: -Vedete, ve l'avevamo detto, non ne valeva la pena.

Questo modo di viverlo ha condizionato pesantemente scelte e politiche, il suo sviluppo, la sua tutela, la sua protezione.
Tuttavia io sono convinta, essendo tra coloro che lo amano profondamente, che questo Monte non  può essere definito solo come spazio occasionale, attraversato, percorso, vissuto parzialmente, privo di una sua connotazione e di un'identità immediatamente percepibile.

In questa ambiguità della bellissima montagna della città di Trento, una sorta di succursale in alta quota dei beni comuni naturalistici che fanno capo anche al nostro Comune,  sta anche la sua forza, insieme alla difficoltà che negli anni è andata via, via sempre più evidenziandosi, di rapportarsi al Monte Bondone con il dovuto rispetto, con interventi di protezione, valorizzazione, tutela. Spesso è stato ed è vissuto come luogo del “mordi e fuggi” del turismo usa e getta, economico, di scarsa qualità e adatto a un turista che consuma velocemente e riparte.

 E' chiaro che in quest'ottica è più semplice usare la mano pesante, intervenire con soluzioni paesaggisticamente ed ecologicamente inaccettabili, rendere sempre più precari gli equilibri proponendo soluzioni di basso livello, grossolane, accomodanti. Poco rispettose.

In realtà questa Montagna  che abbiamo la fortuna di avere a un passo dalla città capoluogo e con collegamenti immediati verso la Vallagarina e la Valle dei Laghi è uno spazio storico, geografico, narrativo, scientifico, naturalistico, geologico e  archeologico di grandissimo livello. La più bella finestra sul Brenta e sull'infinito che noi possiamo immaginare.

Ed èla montagna che ha segnato il  vissuto di tanti trentini di differenti generazioni.

E' stato e continua ad essere luogo di incontro in quello che, in un recente incontro a Folgaria sul tema della montagna, ho chiamato Meticciato della montagna. La relazione speciale che intercorre tra chi la vive a pieno, in tutto il corso della sua esistenza ed ogni giorno dell'anno, pochi ma molto affezionati, chi va e  viene per ragioni di studio e di lavoro e chi vi si trasferisce ( turisti, villeggianti, forestieri...) in qualche periodo dell'anno. Tra chi, magari con occhio distratto, la amministra guardandola da sotto in su e compie scelte che sono spesso incompatibili con le caratteristiche, la vocazione, il genius loci che la caratterizza.

Mi sono spesso interrogata su come queste differenti storie entrano in relazione. E' possibile uno scambio paritario e costruttivo? E il turista è solo un predatore di luoghi, paesaggi, risorse o può essere  anche portatore di una cultura nuova, di differenti bisogni più sostenibili, più lenti, più diversificati, di un ritrovato rispetto, di nuovi punti di vista  che inevitabilmente si incontrano con quelli di amministratori, albergatori, commercianti, portatori di interesse, associazioni, singoli cittadini? E per contro, il turista può essere educato alla sacralità di un luogo e alla sua storia, alla sua vocazione oppure chi è preposto al governo di un territorio e alla sua pianificazione si deve adeguare a raccattare qualsiasi presenza purchessia anche se non è la più consona?

E' ormai evidente che per chi vi abita ed è più o meno stanziale, le montagne sono un ambiente di vita dinamico dove l'obiettivo non è più solo la garanzia della sopravvivenza per chi ci vive ma ancor più la conservazione dell'ambiente, che diventa reale garanzia di sopravvivenza.

Entro ora nel merito delle norme,delibere, programmi di pianificazione che hanno riguardato negli anni questa montagna.

La Riserva Integrale delle Tre Cime del Monte Bondone è un'area naturale protetta del Trentino Alto-Adige istituita nel 1968 il cui territorio apparteneva nel XVI secolo al principe Vescovo di Trento che lo utilizzava per le battute di caccia. In seguito, il territorio venne donato alle comunità di Sopramonte, Sardagna, Garniga, Cavedine, Baselga del Bondone e Vigolo Baselga. La zona fu utilizzata per la pastorizia e nel XIX secolo diventò una base militare strategica con la costruzione delle caserme di cui parleremo nel corso del convegno oggetto di questo dibattito. Lo scopo dell'istituzione della Riserva era dichiaratamente quello di preservarne il valore ambientale, la fauna e la flora e conservare il suo paesaggio, la sua storia e l'identità.

Purtroppo nel tempo questi nobili scopi sono andati via via scemando. 

Un elemento di criticità, oltre allo sviluppo selvaggio e non regolamentato, alla scarsa attenzione alla qualità e alla quantità del costruito, è stato sicuramente nel 2004 la chiusura del Centro di Ecologia Alpina delle Viote (CEA), fondato con L.P.  nel marzo 1993 e quindi accorpato all'Istituto Agrario di San Michele, nonostante fosse un centro di eccellenza importantissimo per la ricerca ambientale, un esempio unico in tutto l'arco alpino. Vi lavoravano ben 50 operatori la cui competenza era riconosciuta a livello internazionale. Molte delle iniziative relative allo sviluppo del Monte Bondone proprio in chiave ambientale ed ecologica erano fortemente improntate alla presenza di questo centro. I Verdi, presenti all'epoca in consiglio comunale con Aldo Pompermaier si opposero strenuamente a questa decisione ma ancor prima, nel 2002, avevamo proposto che fosse valutata la creazione di un Parco come garanzia e stimolo alla conservazione ambientale e all'uso sostenibile di un territorio alpino di quella rilevanza, elemento di prestigio culturale e richiamo turistico in ogni stagione. In una prospettiva più matura e articolata dell'offerta turistica che non si riducesse agli impianti di risalita e all'offerta prevalente dello sci da discesa. Un Parco che fosse autogestito in prima persona dai soggetti attivi sul territorio, senza dimenticare le categorie economiche e tutti coloro che in qualche modo lo facevano vivere, ma in un' ottica di qualità.
Nel 2004 ci fu sempre da parte di Aldo Pompermaier, la richiesta in Consiglio Comunale a Trento di spostare alle Viote oltre alle auto pure la Capanna del Fondo, proponendo che si facesse un parcheggio di attestamento al Vason e che si organizzassero dei bus navetta. La parola d'ordine era: niente auto alle Viote. Sappiamo tutti come è andata a finire. La proposta fu giudicata irreale dall'assessore Grasselli che peraltro già allora  parlava della possibilità di cedere le vecchie caserme di proprietà comunale a un privato che le organizzasse come struttura alberghiera. L'ipotesi dei Verdi invece era quella di riconvertire questi edifici storici di pregio affinché diventassero la Casa del futuro Parco del Monte Bondone al servizio dell'Azienda Forestale, a disposizione delle scuole, dove si facessero formazione, convegni su temi ambientali e magari un turismo alternativo a disposizione di giovani, famiglie, associazioni. Ci furono poi altri interventi e ordini del giorno  che chiedevano  a gran voce di bloccare subito l'ipotesi di costruzione di nuove strutture alberghiere e di intervenire sulla riqualificazione dell'esistente. L'ipotesi dell'istituzione di un Parco del Monte Bondone in funzione naturale/culturale che comprendesse la Conca delle Viote e le Tre Cime e nel quale potessero convivere oltre al CEA, poi smantellato, il Giardino Botanico, il rifugio Viote, la tutela dei luoghi, del paesaggio, della fauna e della flora, la promozione di un turismo soft, termale, dello sci da fondo, dell'alpinismo, della valorizzazione delle malghe, restava un'opzione sempre viva che non si volle percorrere. Insieme al rifiuto di nuovo cemento, di altre costruzioni, abbattendo anzi se del caso le brutture che non fosse possibile riqualificare Associazioni e singoli cittadini, noi Verdi, ci siamo battuti in questi anni anche contro l'ulteriore coinvolgimento  finanziario dell'Ente Pubblico nel salvataggio a tutti i costi degli impianti di risalita sempre in perdita anche a causa delle mutate condizioni climatiche. Ricordo che Aldo Pompermaier si dimise dalla maggioranza proprio sulla questione del mancato rispetto e recupero in chiave ecologista del Monte Bondone e sull'impostazione prettamente economicista della Giunta comunale del Sindaco Pacher.

Nel 2002 intanto erano stati approvati i Patti Territoriali sul Monte Bondone, cioè quella che doveva essere la strategia di sviluppo per il rilancio della montagna di Trento, con l'approvazione di un emendamento proposto dai Verdi circa l'istituzione di un Parco, modello di conservazione ambientale e sostenibile, oltre che di riconversione economica.

Nel 2004 fu presentato, sempre ad opera dei Verdi, un importante ordine del giorno che impegnava la Giunta ad informare i cittadini di Trento  sulle risorse e sulla storia di questa montagna in un ottica di rinnovato rispetto ( conoscenza dei luoghi, boschi, prati, sentieri, passeggiate, antichi insediamenti). Si proponevano una serie di interessanti agevolazioni in particolare per  le famiglie che salissero in Bondone con l'autobus di linea.

In tempi più recenti mi sono ri-occupata più volte in Consiglio Comunale del Progetto del Parco Naturale e della Rete delle riserve, anche con un ordine del giorno molto articolato che chiedeva in definitiva di  rendere attuativo il progetto di istituzione del Parco che nasceva dalla volontà delle Amministrazioni comunali del Patto Territoriale per tutelare e valorizzare le risorse naturali e ambientali del Monte Bondone e diventare punto di riferimento di un nuovo sviluppo turistico eco-compatibile. Mi sono opposta con scarsi risultati all'illuminazione a gas notturna delle piste, a causa del consumo energetico insensato, dell'inquinamento acustico e luminoso, del disturbo alla fauna selvatica, in particolare ai tetraonidi a cui veniva rubato anche il buio e il silenzio delle notti invernali. Per non parlare della musica a tutto volume e delle sostanza alcoliche consumate a volontà e con scarsi controlli. Ricordo che un giornalista scrisse: - Che bello, sembra di essere in città! Appunto. Sono intervenuta sul pollaio rinvenuto per caso da un escursionista nelle voliere di proprietà della Patrimonio Trentino S.p.A.. Poveri animali di proprietà di un privato, galli, galline, oche, germani, un tacchino avevano preso il posto dei tetraonidi da curare e tutelare e si trovavano lì, a quell'altezza, con l'acqua ghiacciata e poco cibo. All'insaputa della Forestale e con l'autorizzazione di un pubblico funzionario. In tempi recenti ho preso posizione in Comune a Trento proprio sui progetti del Comune di Garniga che aveva deliberato, all'interno di una serie di varianti di assestamento, la modifica di destinazione d'uso  delle zone denominate “ex caserme austro-ungariche” per consentire un resort di lusso”. Quello stesso al centro del dibattito di questa sera.

In questa legislatura, il Consiglio Comunale non si è però mai occupato direttamente delle opere di infra-strutturazione, parcheggi, piazzole, sistemazione di strade, marciapiedi, Belvedere ecc., decisi direttamente dalla Giunta Comunale.

La Commissione Ambiente del Comune di Trento ha recentemente prodotto un documento/ordine del giorno dal titolo “Nuovo slancio del Monte Bondone a 12 anni dall'approvazione del Patto territoriale del Monte Bondone” nel quale affronta singoli aspetti delle varie zone da migliorare.

Di grande interesse e con una visione complessiva e approfondita, il documento sottoscritto qualche mese fa dalle Asuc di Baselga del Bondone, di Vigolo Baselga,  di Sopramonte, dal Comitato “Horto di Abramo” e dalla Circoscrizione del Bondone in una ritrovata unitarietà di intenti.

Si intitola: “Piano di Risanamento del Monte Bondone” e prende visione dei tipi di domanda prevalente e delle diverse modalità di risposta in relazione al Monte Bondone sia nella stagione estiva che in quella invernale: il turismo di tipo residenziale, il turismo giornaliero, l'escursionismo e il turismo ambientale e l'esercizio dei diritti di uso civico, beni collettivi che sanciscono il diritto alla gestione diretta delle aree di competenza, legna, legname, fieno, così come la cura e la tutela del territorio come bene comune. Esamina attentamente le singole parti del grande territorio e la loro vocazione, formula proposte per il breve e medio periodo. Individua azioni precise da fare nell'immediato. L'amministrazione comunale dovrebbe farne tesoro! E' stato recentemente  approvato in Consiglio Comunale, l'8 ottobre 2014, finalmente, l'accordo di programma finalizzato all'attivazione della Rete delle Riserve sul territorio dei comuni di Cimone, Garniga Terme, Terlago, Villa Lagarina e Trento. Ente capofila è il comune di Trento e la gestione si avvarrà della collaborazione dell'Azienda Forestale di Trento e Sopramonte per realizzare le attività. In particolare, la valorizzazione e il ripristino dei sentieri, la difesa e la conservazione della flora e della fauna, la disponibilità di siti riproduttivi per anfibi, la decespugliazione dei prati aridi, l'informazione ai commercianti, operatori turistici e amministratori in chiave ambientalista per aumentare  la consapevolezza e la responsabilizzazione di chi opera in loco. Le zone su cui l'attenzione sarà maggiore, speciali per la conservazione e la tutela, saranno gli Stagni della Vela-Soprasasso, la torbiera delle Viote, la riserva naturale delle Tre Cime, il Burrone di Ravina e la Riserva locale di Palù. L'Accordo di Programma dovrebbe essere propedeutico, speriamo, al Parco del Monte Bondone: è quello che tutti ci auguriamo. Molto resta da fare e la prossima legislatura può essere l'occasione buona per portare a compimento i progetti lasciati in sospeso e ricominciare a prenderci cura di questo prezioso patrimonio.

Oggi i valori ambientali propri dei territori montani, quando vengono esplicitati, la qualità insediativa e della vita, le opportunità di svago, di praticare sport, di coltivare la lentezza, il pensiero, la riflessione, di godere del paesaggio, del mutare delle stagioni,  di un tempo di vita umanamente più consono ai bisogni di bambini, ragazzi e adulti, costituiscono un valore aggiunto di cui non sempre chi ci governa è pienamente consapevole. Sono di per sé anche risorse economiche e diventano sempre più, se oculatamente gestite, opportunità di lavoro buono, riconvertito se necessario. I luoghi ci parlano. Bisogna leggerli e interpretarli.

Per contro, una sregolata gestione, individuale o di gruppi di potere, delle risorse collettive deve essere respinta con forza e determinazione.

Ora la parola chiave per uno sviluppo armonico non può più essere solo la sostenibilità, che concretamente ci dice quanto un territorio, una comunità, una montagna può sopportare. Quanto è profonda l'impronta che noi umani lasciamo dietro di noi compromettendo egoisticamente il futuro delle prossime generazioni, la logica del qui e subito e per me.

Serve anche un approccio “compatibile” che tenga conto di quali sono le vocazioni di un determinato ambiente, di un territorio, del Monte Bondone in questo caso.

Aggiungo che spetta alle comunità e alla politica la regia di questi incontri, affinché non diventino scontri,  la responsabilità della conservazione non solo dell'ambiente ma anche delle relazioni perché il fattore umano è determinante per il raggiungimento degli obiettivi, senza rinunciare ad attrarre visibilità sulle proprie bellezze, a condividerle, a farle conoscere e apprezzare,  mostrando però la capacità di saperle gestire, difendere, tutelare.

Come? Favorendo
─  i patti tra le generazioni: narrazione, racconto, scambio di testimone (compito delle istituzioni, delle associazioni, della famiglia, dei partiti)
─  la formazione dei giovani, anche a scuola, incentivando la conoscenza e l'amore per la montagna, il senso profondo del camminare, del percorrere, dell'arrampicare che è molto più di una attività fisica
─  la costruzione di opportunità lavorative in loco: allevamento, agricoltura di montagna, malghe, agritur, bed and breakfast, non solo grandi alberghi, impianti ecc.
─  un turismo sostenibile e compatibile con quello che si ha a disposizione, differenziando l'offerta e costruendola ad hoc per tutte le stagioni dell'anno
─  la costruzione di sinergie tra i territori, APT, comuni, associazioni
─  l'individuazione di obiettivi comuni tra portatori di interesse (categorie economiche, imprese, commercio, albergatori ecc.) oltre la legittima concorrenza
─  facendo partecipazione la popolazione alle scelte più importanti con  referendum consultivi, assemblee ecc.

Gauro Coppola, già professore di storia economica, moderna e contemporanea all'Università di Trento, disse in una intervista:
“ La parola turismo esprime un comportamento complesso e spesso ambiguo. E' banale ricordare che  il fenomeno nasce da una esigenza di conoscenza diretta e di crescita intellettuale, umana e anche spirituale, anche se nel tempo si è sempre allocato nell'area della “vacanza” ( mancanza, vuoto, un tempo sospeso, privo di contenuti qualificanti). Personalmente mi crea qualche problema vedere il turismo sotto il profilo della mera opportunità economica, tanto più che spesso i turisti prendono più di quello che danno. Ma tant'è, il turismo gira sempre intorno al 10% del PIL, anche se con sensibili discontinuità. Ciò detto, per le nostre aree va richiamata l'estrema  delicatezza del territorio per la complessità fisica che esprime, per l'habitat che propone alla fauna e alla flora che ospita, per la singolarità della sua storia sociale. Ne deriva quindi la necessità di un approccio leggero, felpato, rispettoso e collaborativo, in una parola responsabilmente ecologico. Un comportamento di mero consumo non può essere alla lunga che devastante e inevitabilmente costoso per il territorio e le comunità che lo vivono. Sono ragionamenti di semplice buonsenso. La visione di una montagna da consumare, da attraversare, da fruire, una specie di non luogo piegato ad aspettative di altri, costruite su valori estranei, è un risultato culturalmente retrivo”.

Lucia Coppola
consigliere comunale Verde a Trento

 

      Lucia Coppola

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